sabato 13 ottobre 2012

Occhio, ma anche orecchio.



In un periodo in cui la cultura è stata messa sotto il tappeto, mi accorgo giorno dopo giorno di come, nel vano tentativo di rialzarsi e guardare oltre la nebbia mediatica, si utilizzi un periscopio ormai inadatto.
Ci ritroviamo in un deserto di idee, di sogni e di informazione.
Venti anni di totale disinformazione non solo hanno permesso a tanti di agire nell'ombra, ma hanno anche devastato la passione del conoscere, la ricerca di noi stessi e di ciò che ci circonda. Le persone si annoiano nell'udire qualcosa che va oltre quel ristretto vocabolario che ormai conoscono a memoria. Uscire fuori dagli schemi è paragonabile ad una bestemmia, in un periodo in cui se non hai uno smartphone sei fuori moda. Ormai la priorità è diventata ciò che si ha e non ciò che si sa. 
Ma anche quando qualcuno, con fatica, cerca di informare, suggerire una via diversa da quella segnata dalle linee politiche e mediatiche, viene visto come uno strano, un fomentato. Siamo arrivati ad un punto in cui chi impone è un leader, chi suggerisce è un coglione. 
La cultura va diffusa e tutelata, in tutte le sue forme. Purtroppo siamo caduti così in basso che, per poter rialzarci e riuscire a far di nuovo correre la mente, dobbiamo toglierci prima quella polvere di banalità e sufficienza. Aprire le sinapsi per nuove informazioni, senza paura, senza timore di scoprire qualcosa che non si conosce.
Dobbiamo iniziare a scrivere meno e leggere di più. 
I social network permettono di condividere e informare creando una ragnatela globale di cultura e informazione, ma è inutile appendere milioni di manifesti se nessuno li legge. Errore madornale limitarsi al solo scrivere, sentendosi migliori di altri. La cultura è impacchettare un'idea, spedirla agli altri e far sì che venga capita e discussa. La cultura è avere un'opinione che vada oltre gli stereotipi. 
La cultura non è morta, è lì come un fungo, che aspetta solo di esser trovata e colta.

4 commenti:

  1. Ottima riflessione... la cultura è morta solo per quelli che la uccidono :D

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    1. Esatto. Troppi si accontentano del poco che sanno e non si fanno domande oltre quel confine. Eppure è tutto lì, a portata di mano e di orecchio.

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  2. Per qualche secondo ho avuto il dubbio su quale piattaforma fosse più idonea ad ospitare il mio commento. Non avrei nemmeno dovuto pensarci: blog, tutta la vita.

    Avrei tre cose da dire, ma sono in consegna e devo riassumere:
    1. Non è colpa di nessuno. I modelli di pensiero e gli "schemi" sono con noi da moltissimi anni.
    2. Scrivere meno e leggere di più non cambia nulla. Anzi, io sarei per:
    - scrivere di più e cercare il confronto, così da acquisire/affinare il proprio metodo di ragionamento.
    - leggere mooooooolto meno (ma il 90% in meno eh) e, quel poco che si legge, non pescarlo tra i prodotti dell'intrattenimento ma tra i prodotti del sapere.
    3. Più importante di tutti: far pace con un "senso di Ego" col quale veniamo programmati. Per far questo occorre conoscere se stessi. Per conoscere se stessi bisogna incontrare tanta gente "fomentata" e chiedersi cosa li spinge a rendersi ridicoli :D

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  3. Sul punto 2 sarei d'accordo con te se tutti avessimo una cultura alla pari (o quasi).
    Tutti dovrebbero scrivere per diffondere. Ma c'è un folto gruppo (vittime dell'impoverimento culturale di cui parlo nel post) che non leggono e non scrivono mai (a parte gli stati da bimbiminkia su FB).
    Quindi, come da bambini, si dovrebbero rieducare le persone a leggere prima e poi a scrivere.

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