mercoledì 28 novembre 2012

Il Poker come scuola di vita

Negli ultimi mesi ho deciso di dedicare maggior interesse ad uno dei giochi più famosi degli ultimi tempi: il Poker Texas Hold'em.
Nella modalità torneo, questo gioco è uno dei più complessi ed emozionanti che io conosca. Da vari anni mi diverto a giocare online tramite il portale PokerStars, ma dal vivo, a parte qualche torneo casalingo fra amici, non avevo quasi mai giocato. Ero conscio che in un vero torneo sarebbe stato tutto diverso. Affrontare giocatori semiprofessionisti che ogni giorno spendono gran parte del loro tempo a giocare o a studiare questa disciplina è sicuramente un'altra questione.
Ho quindi avuto modo di partecipare ad alcuni tornei con circa 100 giocatori ognuno, quasi tutti più bravi e con più esperienza di me. Il mio è stato un esperimento (che spero di poter continuare) utile a studiare maggiormente questo gioco e i giocatori.

Sono rimasto stupito da come venga valutata la fortuna. Una componente presente anche nel Poker, sicuramente da tenere in considerazione, ma con un'incidenza minore rispetto alla bravura. Amo ripetere spesso "Con la sola fortuna non si vince un torneo, con la sfortuna si può essere eliminati". Un concetto che può sembrare sciocco per chi non ha mai giocato seriamente. Il fatto è che la partita a casa fra amici e parenti non simula neanche lontanamente quello che si deve affrontare in un torneo ben organizzato e strutturato. 
Un giocatore occasionale difficilmente arriverà al tavolo finale, ancora più difficilmente arriverà alla vittoria.

Purtroppo però ancora in troppi ritengono la fortuna il fattore principale e la usano come scusante alle loro lacune e incapacità. Troppo spesso anche in questi tornei ho sentito le frasi: "sono stato sfortunato", "non ho avuto mai carte buone", "non ho mai agganciato un punto". Un giocatore con un minimo di conoscenza del gioco e di capacità sa che, più o meno, tutti, anche all'interno di un singolo torneo, avranno qualche mano sfortunata, quasi sempre mani di partenza bruttissime e raramente punti finali più alti di una coppia.

Il Texas Hold'em in modalità sportiva è un gioco stupendo per la sua equità. Tutti partono con lo stesso quantitativo di chip degli altri. Un disoccupato può affrontare un imprenditore con gli stessi mezzi, le stesse chip. La casualità con cui vengono distribuite le carte è a sua volta più che imparziale.
Cosa fa la differenza? Tutto il resto. La tecnica, la freddezza, la psicologia, in una sola parola: il POKER!
La bravura del singolo prevale, si nota, mano dopo mano. Molto interessante è l'enorme similitudine fra l'approccio usato nel gioco e quello usato nella vita reale. A parte i campioni, che riescono a variare il loro gioco in qualsiasi modalità, i principianti approcciano al poker in base al loro atteggiamento reale, rientrando in una delle quattro categorie principali in cui possono essere catalogati i giocatori di Poker.
I passivi totali (Caller o Calling Station), quelli che non vogliono mai prendere una decisione, e non fanno mai un azione. Attendono ciò che gli riserva la sorte senza quasi battere ciglio.
I parsimoniosi, più oculati (Tight), che vogliono entrare in gioco solo con una mano di partenza forte, avere una base solida su cui fare i propri investimenti e cercare di guadagnare il più possibile in ogni loro mano.
I sicuri, che giocano quasi tutte le mani (Loose) e fanno del bluff la loro principale arma. A differenza dei Tight, la loro mano di partenza è di poco conto. Si affidano alla loro sicurezza, alla convinzione (a volte esagerata) di esser più bravi ed esperti degli altri.
Infine ci sono gli insani (Maniac) che si ritrovano ad agire senza uno schema preciso, senza esser certi di ciò che stanno facendo.

I giocatori più esperti e che hanno capito un minimo il gioco (o la vita?) scelgono di giocare Loose o Tight ma, se ci fate caso, noterete come i Loose saranno quasi solo uomini (o ragazzi), solitamente sicuri di sè, molto carismatici, a volte anche un po' sbruffoni; mentre i Tight saranno la quasi totalità delle donne, più avvedute e attente, e gli uomini più timidi e insicuri, a volte impauriti di rischiare qualcosa di troppo.

I Caller e i Maniac sono invece le variabili impazzite della vita e del gioco. Persone di cui non puoi capire nulla, o perché totalmente chiuse e passive, o perché eccessivamente pazze e azzardate.

Io sono un Tight, voi cosa siete?




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