domenica 29 settembre 2013

Il tradimento di una notte.

Neanche l'autore della fiction più ridicola di Mediaset poteva ideare questa crisi di governo. Una crisi dettata dall'ex Cavaliere Silvio in questa domenica di settembre.
29 Settembre.
Il tradimento di una notte, come parecchi lustri addietro ideava Mogol nella canzone resa famosa sia da Battisti che dagli Equipe84.
E così, il simpatico Silvio si è regalato queste simpatiche dimissioni dei ministri. Chissà, forse l'ha fatto anche per fare un regalo allo smacchiatore Bersani che, come il più famoso premier, compie in questo strano giorno 62 anni, nello stesso anno in cui, nonostante le elezioni vinte(?) si è dovuto vedere ridicolizzato da un governo Letta-Alfano.



lunedì 16 settembre 2013

Fantozzi aveva ragione

Chi non ha mai visto un film di Fantozzi alzi la mano! Lei, in terza fila, esca da questo blog!
Fantozzi può far più o meno ridere; sicuramente la satira sociale degli ultimi film si è annacquata quasi nello stile cinepanettone in voga negli ultimi venti anni. Però, soprattutto nei primi due film tratti dai medesimi romanzi scritti da Paolo Villaggio, il mite rag. Fantozzi incarna alla perfezione il disagio sociale del dipendente italiano poco avvezzo al consumismo importato dagli U.S.A. A partire dagli anni sessanta si è vissuto un periodo storico particolare per chi, nato nella piena seconda guerra mondiale, si ritrovava in un ambiente classista e spietato: il terziario moderno.
Quel sistema piramidale, dal megadirettore galattico alla base dei dipendenti schiavizzati, ha dominato in questi ultimi quarant'anni fino ai giorni nostri. L'Italia si è fermata allo stile fantozziano, applicando quel pattern a quasi tutti i suoi settori aziendali. Questo ha avuto senso per i primi decenni, ma in questi ultimi anni, in un periodo in cui uno smartphone può sostituire il ruolo di tre livelli diversi, ci si ritrova un esubero di persone in grado ormai solo di scaldare sedie.
Nel mondo informatico il paradosso è ancora più accentuato. Mentre negli U.S.A. le più grandi aziende (non solo Google) stimolano e ottimizzano il lavoro dei propri dipendenti con ambienti di lavoro ottimali e pensati per loro, in Italia ancora si fa fatica a immaginare uno stile diverso da quello di Fantozzi.
Per fortuna la società per cui lavoro si distacca da questi sistemi ormai obsoleti, però quando, di passaggio presso un cliente, mi ritrovo a lavorare presso un sottoscala, il dubbio mi sovviene.



domenica 15 settembre 2013

Il social è poco social

Un paio di anni addietro parlavo di come le persone si conoscevano e interagivano in questi decenni anche grazie a internet: (clicca qui per rileggere il vecchio post).
Questi ultimi tempi hanno però modificato, forse in peggio, il modo di interagire(?), perlomeno qui in Italia. L'egoismo e l'ignoranza hanno prevalso sull'aspetto socializzante di siti come FaceBook e, soprattutto, Twitter.
Per la maggior parte delle persone infatti si sono innescati dei meccanismi per cui il social network non è più un luogo dove conoscere altri, ma un posto dove far conoscere se stessi, mirando alla massima popolarità. La differenza sembra minima ma invece diventa colossale. In qualche modo si è riusciti a creare una scala sociale anche sul web dove, per assurdo, tutti dovremmo essere (giustamente) sullo stesso piano. 

L'altro terribile aspetto della situazione è la continua mancanza di contenuti e cultura in ciò che si scrive. Una semplice chat ti obbligava a interagire col dialogo. Se poi questo fosse intelligente, demenziale, volgare o un insieme di queste cose poco importava. La semplice e nuda chat ci obbligava a parlarci, a confrontarci. Ora invece si "condivide" e ci si limita ai "mi piace" (o si "stellina" nei preferiti su Twitter). 
Nonostante la condivisione abbia un senso quando misurata, mirata e finalizzata a condividere un messaggio utile e originale con gli altri, spesso viene abusata, diventando un inutile e fastidioso cinguettare di usignoli ignoranti che non avendo altro da dire entrano in loop, dimostrando la loro pochezza di argomenti (come evidenziato dal perfetto collage concessomi da UomoMordeCane).



Probabilmente è vero che prima, ad una banale chat, ci accedeva qualcuno con un intelletto un poco superiore alla scimmia ammaestrata, una persona con una cultura superiore a quella dell'attuale utente medio social.
La facilità e la possibilità di utilizzare i moderni social network, oltre essere diventata una moda, permette anche di vedere più a largo raggio chi e come sono e cosa pensano gli italiani.